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Ponte di Tiberio.
Il ponte romano sul fiume Marecchia, l'antico
Ariminus intorno al quale era sorto il primo insediamento, crea
ancora oggi il collegamento tra la città e il suburbio (borgo
San Giuliano). Da qui iniziano le vie consolari, Emilia e
Popilia, dirette al Nord. La via Emilia, tracciata nel 187 a C.
dal console Emilio Lepido, collegava Rimini a Piacenza;
attraverso la via Popilia, invece, si raggiungeva Ravenna e si
proseguiva fino ad Aquileia.
Il ponte, iniziato da Augusto nel 14 e completato da Tiberio nel
21 d.C., come ricorda l'iscrizione che corre sui parapetti
interni, si impone per il disegno architettonico, la grandiosità
delle strutture e la tecnica costruttiva. Poco spazio è concesso
invece all'apparato figurativo, comunque intriso di significati
simbolici.
In pietra d'Istria, si sviluppa in cinque arcate che poggiano su
massicci piloni muniti di speroni frangiflutti ed impostati
obliquamente rispetto all’asse del ponte, in modo da assecondare
la corrente del fiume riducendone la forza d’urto, secondo uno
dei più evidenti accorgimenti ingegneristici.
La deviazione del Marecchia prima e, più recentemente, i lavori
per la predisposizione di un bacino chiuso, hanno messo in luce
i resti di banchine in pietra a protezione dei fianchi delle
testate di sponda; recenti sondaggi hanno poi rivelato che la
struttura del ponte poggia su un funzionale sistema di pali di
legno, perfettamente isolati.
Il ponte è sopravvissuto alle tante vicende che hanno rischiato
di distruggerlo: dai terremoti alle piene del fiume, dall’usura
agli episodi bellici quali l’attacco inferto nel 551 da Narsete,
durante la guerra fra Goti e Bizantini di cui restano i segni
nell’ultima arcata verso il borgo San Giuliano, e, da ultimo, il
tentativo di minarlo da parte dei Tedeschi in ritirata.
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